Il Comune

Il comune di Ranica venne costruito nel 1866, come risulta dagli atti custoditi nell'archivio comunale, dopo cioè il raggiungimento dell'unità nazionale.

Precedentemente a tale data non esistono notizie circa il suo funzionamento. Già però sotto il dominio della Repubblica di Venezia, Ranica era comune con amministrazione propria, retto da statuti approvati il 23.01.1748.

Primo sindaco dopo l'unità d'Italia fu Dè Capitanio Isidoro, rimasto in carica per tre lustri.

Il Nome

Si ha notizia di Ranica come documento scritto nell ‘881 col nome di Larianicha.

Come detto in precedenza il primo documento che parla di Ranica è un atto di compravendita dell’ anno 881 dal qual si rileva il nome del primo ranichese che passa alla storia: Andrei de Larianica.

E’ dell’anno 898 un altro atto che reca il nome di un certo Rotepaldo figlio del fu Rotepaldo de Larianica.

Nei secoli a seguire si trova citata anche col nome di Larianica, Laranica, La Ranica, La Ranga, Ranga e per ultimo Ranica.

Documenti di poco posteriali (anno 1006) recano già la denominazione corrente del paese e si ricorda un “Inghelerio abitator vico la Ranga” cioè Inghelerio abitante nella contrada di Ranica.

Nel 1008 in un documento ricorre ancora la specificazione:”La Ranica”.

La certezza dell’identità tra l’antica Larianica e l’attuale Ranica ci viene da uno studio del 1263 nel quale fra i Comuni iscritti alla Gaggia di Porta Santo Stefano, una delle varie porte di Bergamo antica, sono nominati quelli di Larianica.

Un altro documento che riporta il nome dialettale (ancora oggi usato): “La Ranga” è una carta geografica cinquecentesca dipinta sulle pareti di una galleria dei Musei Vaticani.

Larianica è accezione chiaramente latina, non è tuttavia originaria, bensi derivata dalla radice preromana LAR e dal corrispettivo aggettivo LARAN.

Tra i Celti “lar” era l’equivalente di “dux” per cui “laran” significa “ducale” in quanto riferibile a un “capo” di una popolazione ante Roma.

Quindi terra del capo.

Le puntigliose ricerche toponomastiche germaniche citano ora espressamente il paese di Ranica come ascrivibile a tale derivazione.

Ranica è formato da quartieri con ascendenze assai antiche, quali Biandasso ora Viandasso, contrada Ripa ora sepolta dalle realizzazione del parco di Villa Camozzi, villa costruita e adattata a resti di un edificio forse romano, come scrisse don Bartolomeo Cortesi nel 1853; Borsale ora Borgosale; La Patta; Valdonata; Cunyola ora Chignola e la Gatta.

Sul territorio vi sono edifici religiosi e non di valore storico e artistico.

Della Chiesa parrocchiale citata già nel XII secolo non rimane più nulla all’infuori forse dell’annesso campanile all’epoca di altezza molto inferiore. Era dedicata ai Santi Sette Fratelli Martiri come l’attuale che fu iniziata nel 1782 e terminata nel 1828 su progetto dell’architetto ranichese Simone Elia allievo del Pollak.

Vi sono poi l’Oratorio di San Rocco del 1486, l’Oratorio di San Dionisio lasciato in eredità alla Chiesa di Ranica da Dionisio Agnelli edificato attorno al 1500, l’Oratorio di Santa Lucia accanto alla parrocchiale che già nel 1659 risultava così dedicato nella visita Pastorale del vescovo Gregorio Barbarigo.

Altri due oratori risultano soppressi: Santa Maria alla Chignola nel 1624, ma che dal 1334 aveva sette monaci e San Pietro d’Alcantara, costruito da Pietro Zanchi detto Patta e adiacente all’edificio che già nel 1258 era adibito a mulino di proprietà dei Canonici della cattedrale di Bergamo alla Patta.

Edifici civili:

Villa Camozzi è la più prestigiosa, edificata dopo costruzione della chiesa per conto di Andrea Camozzi sempre dall’architetto Simone Elia, venne frequentata da Garibaldi amico dei figli Gian Battista e Gabriele. Dotata di un parco eccezionale parte del quale ora di uso pubblico. Fu poi ceduta nel 1931 alla Congregazione delle Suore del Sacro Cuore ed ospitò pure il futuro Papa Giovanni XXIII all’epoca Cardinale di Venezia.

Ora è sede dell’Istituto “Mario Negri” Aldo e Cele Daccò per lo studio delle malattie rare.

Il Castello era il “Castrum” della comunità, incendiato da Merino Olmo nel 1364 nelle scorribande tra Guelfi e Ghibellini.

Villa Adelasio altra casa fortificata prospiciente Piazza Europa identificabile con il “castrum Tartarelli”.

Villa Gritti Morlacchi, dal 1400 tenuta sempre dalla stessa famiglia, abitata dal Canonico Bernardino raccoglitore di reperti romani sul territorio di Ranica donati al Conte Vimercati Sozzi e tuttora custoditi nel Museo Archeologico di Bergamo.

Dall’inizio del 1900 questa villa passa in proprietà alla famiglia Zopfi ora di proprietà di una immobiliare è ristrutturata.

Villa Gamba edificata alla fine del 1800 dalla famiglia presente sul territorio dal 1606 e amici dei Camozzi. Ha lasciato un interessante fondo bibliofilo alla Civica Biblioteca di Bergamo. Ora la villa è di proprietà della Congregazione delle Suore Sacramentine che ne hanno fatto un luogo di preghiera nella cornice del grande parco annesso.

Villa Beretta alla Chignola Alta che fu della famiglia Acerbis Viani, edificata in epoche diverse dal 1600 dotata pure di un prestigioso parco.

L’edificio ex Asilo infantile costruito nel 1905 ed inaugurato nel 1907 grazie ad un lascito di don G. Battista Gavazzeni e donazioni di Anna Aebli ved. Zopfi, Cortinovis Luigi ed altri.

Gli stabilimenti tessili Zopfi famiglia svizzera che dal 1869 modificò le caratteristiche di Ranica da paese agricolo in industriale arrivando ad avere nel massimo della produttività anche 1200 dipendenti.

Dal 1991 passati di proprietà, per una parte ancora funzionanti, mentre per gli edifici della Filatura vi è una previsione di riconversione in residenziale.

Furono luogo e occasione di scontro nel famoso sciopero di Ranica del 1909 passato alla storia come primo sciopero sindacale di cui nel 2020 è ricorso il 111°anniversario.

Vi è il Consorzio di Depurazione per i 18 comuni della Comunità Montana.

I parchi Camozzi, di Via Conciliazione, di via Roma e il Parco dei Colli.

Il deposito della Tramvia leggera Teb con la fermata per Ranica oltre il parco di via Conciliazione.