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Lo spettacolo vuol essere un viaggio a 360° nelle tradizioni popolari della provincia bergamasca.

Lo spunto all’operazione è dato dalla trilogia realizzata, tra il 1996 e il 2006, dal Laboratorio Teatro Officina e composta dagli spettacoli: “Refenìstola”, “Squàsc – Stòrie dé pura” e “Stòrie bergamasche”.

La narrazione, suddivisa in nove storie, si sviluppa intorno alla figura del “Refenìstola”, uno dei personaggi mitici della tradizione popolare bergamasca.

In linea con una rigorosa ricerca sull’uso del dialetto in ambito teatrale, iniziata 25 anni orsono, l’LTO sperimenta, ancora una volta, i temi della fabulazione e del racconto e, con un balzo all’indietro di cento anni, va a ricercarne le origini, in riferimento alle figure degli ambulanti e dei vagabondi come narratori.

I venditori di foglie di tabacco, i girovaghi che facevano ballare l’orso, i “bergamì” guardiani di bestiame e i “refenìstola” che si fermavano a passare la notte nel fienile delle cascine, erano tutte occasioni per sentire fiabe e racconti.

Con “Gh’éra öna ólta” si è tentato, inoltre, di recuperare lo spazio “rituale” e “fisico” proprio della fiaba popolare, collocandola nella veglia di stalla, momento di riposo dai lavori agricoli.

La stalla come luogo del racconto, come luogo della lettura per chi aveva la fortuna di andare a scuola, come luogo d’incontro di una comunità.

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